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sorpresa 1, 2022, 180x200

fioritura 1, 2023, 146x146

recipiente 15, 2023, 110x110

4 tempi 8, 2024, 70x280

punto di vista 11, 2016, 140x115

you name it 22, 2024, 80x190

insieme 13, 2024, 80x190

in viaggio 10, 2024, 80x160

decisione 2, 2023, 118x118

recipienti e tempi 1, dittico, 2022, 118x296

tempi sospesi 2, 2022, dittico, 110x315

nota aperta 6, 2023, 114x114

recipiente 12, 2023, 148x118

punto di vista 16, 2024, 170x150

notturno 7, 2024, 190x225

tempi sospesi 1, 2022, 115x200

tempi sul tempo 3, 2021, 190x170

mare 1+2, dittico, 2022, 150x280

notturno 2, 2022, 170x190

finestra 1, 2023, 110x110

visita inaspettata 8, 2022, 112x112

sintonia 1-3, trittico, 2023, 90x270

visita desiderata 1, 2023, 170x190

you name it 19, 2022, 118x148

quattro forme 1, 2023, 140x140

visita inaspettata 11, 2022, 140x140

inizio 6, 2022, 150x150

incompiuto 2, 2022, 190x225

nudo 1, 2023, 80x190

decisione 1, 2022, 170x155

tempi sul tempo 1, 2021, 180x230

you name it 38, 2022, 148x118

you name it 37, 2022, 148x118

incompiuto 6, 2022, 118x118

libera scelta 3, 2021, 170x160

notturno 1, 2022, 135x135

4tempi 1, 2020, 80x320

incompiuto 3, 2021, 118x148

nota aperta 8, 2020, 150x140

you name it 33, 2021, 140x140

Una tela ricca di veli non corrisponde necessariamente ad un’immagine coperta di colore. Sembrerebbe istintivo immaginare la sovrapposizione di cose come il desiderio di coprire o persino nascondere qualcosa. Un pensiero che spesso crea un affascinante bazar intellettuale.

 

Tuttavia, altre volte e così mi pare per i quadri di Arnaldo, potrebbe trattarsi esattamente del contrario, ovvero di uno svelamento. Gli strati sovrapposti non sono l’inizio di un accumulo sistematico e compulsivo, ma tutto il suo contrario. Sono un togliere, di volta in volta, un concedere coraggiosamente spazio, un dare il permesso alla libertà. Un corpo a cui si toglie gradualmente, per lo più senza grossi strappi, la sua uniforme di pelle.

 

È forse per questo motivo che guardandoli ci si sente liberi di pensare, accolti, senza imposizioni. Sembra quasi di percepire realmente l’armonia e la serietà con la quale si raccontano i vari stadi dei vari strati dell’umanità di un uomo. Come davanti ad una telecronaca di fatti belli e di fatti brutti, così si assiste ad un ambasciatore generoso che racconta quello che è in una maniera tale da rendere non prioritario il giudicare l’oggetto in sé. Sta a noi, al nostro vissuto, il sentire la gioia, la rabbia, il fastidio, l’amore.

Siamo abituati ad incontrarci con le parole, a capirci con un alfabeto codificato e studiato. Ma questo è un dialogo che appartiene alle nostre vite, al nostro intimo animo segnato dalle esperienze individuali. Alcune emozioni sono vissute in solitudine, come davanti ad un quadro che porta la sua parte di eredità.

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